Volti è la rubrica del Newbookclub in cui i soci scriventi possono mostrare se stessi oltre la comunità, la scrittura e la lettura. Ogni edizione include una breve intervista e una raccolta fotografica, che catturano i tratti più intimi della persona intervistata, partendo da una chiacchierata informale e raccogliendo foto che parlano della sua quotidianità.
In questa nuova uscita incontriamo Diego.
«La prima sensazione al Newbookclub è stata di stupore. Il mio primo approccio con il NBC è stato in una versione molto ristretta con Gaia: eravamo in tre quel giorno. Il primo esperimento consisteva nel guardare negli occhi la persona che avevamo davanti, prima in un occhio poi nell’altro per un certo periodo di tempo, e poi lanciarsi nella scrittura. Questo esperimento l’ho trovato da un lato molto divertente, dall’altro molto difficile, comunque molto nuovo per me. Sono rimasto colpito e stupefatto da questa modalità di approccio alla scrittura.
Invece, il primo NBC allargato con l’associazione al completo è stato quello del cinema “A’to casa”. È stata un’esperienza di stupore ma anche di spaesamento, non capivo come quelle persone potessero, in un pomeriggio, scrivere e poi proporre i loro elaborati. È stata un’esperienza completamente fuori dalle mie aspettative, molto positiva, mi sono divertito tantissimo. Pensavo inizialmente che fosse qualcosa di più compassato, e invece è stato un ambiente molto accogliente, molto aperto, molto pronto a ricevere l’apporto di chi partecipa. E poi è stato una rampa di lancio per un’attività, quella della scrittura, che se da un lato non mi era completamente estranea, dall’altro non pensavo potesse assumere un’importanza così prorompente nella mia vita quotidiana.
Mi aspettavo un circolo di scrittura più piccolo, con meno partecipanti, in cui si badasse molto alla tecnica della scrittura, e invece mi sono reso conto – e questo ha cambiato anche la mia visione della scrittura – che si tratta di un luogo in cui ci si realizza attraverso la scrittura. Paradossalmente, il NBC mi sembra qualcosa che prende la scrittura a pretesto per fare qualcosa di ancora più importante.»
«L’identità è un problema, credo, nel senso che è difficile definirsi. Sono una persona piena di interessi, ma che vede nella comunicazione e nel linguaggio forse una delle sue passioni o preoccupazioni principali. Tutto quello che faccio, sia professionalmente sia nel tempo libero, è riflettere sul linguaggio e sulla possibilità di comunicare. Quest’estate, dovendo compilare uno dei form di iscrizione al NBC, mi venne spontaneamente di scrivere “Amabile” e lì rimase, e questa cosa divertì molto chi dall’altro lato riceveva il form.
Il rapporto con la letteratura è secondo me costante, abbraccio una visione di letteratura che va dall’editoria al linguaggio parlato. Io trovo che molti dialoghi, molte affermazioni che si sentono in giro, e questo poi lo riverso anche nei miei scritti, sia letteratura, o meglio abbia la dignità di essere definita letteratura. Quindi questa coincidenza fra letteratura e linguaggio mi fa pensare che laddove ci sia linguaggio ci sia anche letteratura. Fare letteratura è una forma di comunicazione di quelle che sono le proprie necessità. Secondo me chi fa letteratura, e lo faccio anch’io quando capita di scrivere qualcosa sia al NBC ma anche fuori dal NBC, lo fa perché ha la necessità di appagare un desiderio che è al contempo di comunicazione verso l’esterno ma anche verso sé stesso. Insomma, ciò che si dice “linguaggio” è già letteratura.»
«Adesso sto leggendo il libro “Cuore”, una lettura che sto facendo adesso che ho 40 anni praticamente, e devo dire lo trovo un libro stupendo, non so ancora per quale motivazione, però a suo modo è stupendo. Se nel corso della vita, nella mia personale opinione, se non hai letto il Don Chisciotte di Cervantes, ti perdi secondo me la metà di quello che è il bello della letteratura. Quantomeno la metà, se non di più. Per ricollegarmi al discorso di “letteratura e linguaggio”, chi volesse leggere “Terra Matta” di Vincenzo Rabito, troverà che questo libro che è scritto così come l’autore parlava in realtà ha un potenziale letterario che è di gran lunga superiore a tanti capolavori della letteratura mondiale.
“Terra Matta” è un parlato, è un’autobiografia scritta in modo che credo segua esattamente il linguaggio dell’autore, senza quella ricerca che invece sembra essere peculiare di una certa professionalità nella scrittura, e io lo trovo un libro secondo me stupendo. Il mio rapporto con la scrittura, scrivere è un’esigenza che si presenta di volta in volta per comunicare all’esterno o comunicare con se stessi, o con entrambe le parti allo stesso tempo.»
«Mi piace girare per le città, vedere come ci si muove all’interno, fermarmi sull’etichetta che mettono fuori dai monumenti per vederne la storia. Mi viene in mente per esempio che al Foro Italico c’è un obelisco o colonna del Grifo, adesso è molto tempo che non ci vado, si trova all’angolo del Foro Italico, all’inizio di Via Lincoln, ed è un luogo che probabilmente chi passa lo ignora, ma c’è questa colonna con questa iscrizione ed è interessante. Un posto dove magari si passa quotidianamente e non ce ne si accorge.
Anche il karaoke mi piace. È molto divertente cimentarsi, mi piace quel sentimento di speranza che hai prima di iniziare la canzone in cui hai la fiducia in te stesso: “Andrà bene, andrà comunque bene” e invece poi a un certo punto, se non è subito è a metà canzone, cominci a rendertene conto e anche le canzoni che credevi di conoscere bene poi ti rendi conto che non le conosci affatto bene perché non vai affatto bene. A me piace un repertorio molto vetusto e anche dai testi musicali molto tossici, cioè cose che oggi forse sarebbero improponibili, ma che all’epoca evidentemente passavano inosservate.»
«Il cinema, da quello ritenuto molto alto a quello molto basso: un po’ come i libri, sono storie. Ultimamente ho visto una rassegna su Romer, mi è piaciuto molto, la nouvelle vague, molto interessante. Ma non per darmi un tono, mi è piaciuto anche vedere i cinepanettoni a Natale quando uscivano. I primi forse sono i migliori, “Vacanze di Natale”, sono film terrificanti, però a suo modo anche l’opera d’arte brutta secondo me va vista, anzi è forse quella che ti aiuta di più ad affinare la tua sensibilità, il tuo gusto estetico. Sia letteratura sia cinema, io per esempio non riesco a sopportare il fantasy: secondo me è un genere, quello veramente epidermicamente intollerabile per me. Ci ho provato, in realtà li ho visti anche questi film, ma li ho trovati veramente una sofferenza.»
«Il NBC mi ha spinto a portare a tante persone le cose mie. Il NBC ha tra i meriti quello di avermi in un certo senso abituato ad andare in pubblico portando cose mie. Ed è un privilegio poter portare all’attenzione di tante persone i propri lavori, con una modalità che poi ti permette anche di discutere in un successivo momento di quello che hai scritto, che hai portato come elaborato, senza la morsa della competizione che secondo me è deleteria. Non ci sono persone di fronte alle quali non mi piace o mi sento a disagio di leggere; allo stesso tempo leggere non lo faccio per qualche persona in particolare, lo faccio per me stesso, perché ho il piacere di ascoltarmi, e se mentre leggo qualcuno si guarda il cellulare io penso che abbia non solo il diritto di farlo ma anche motivo di farlo ed è giusto che lo faccia, se sente di fare quello. Non ne faccio una questione personale. E poi ognuno ha il suo stile, il bello è anche questo del NBC. Mi piace sempre quando Alessio Castiglione dice “Mi raccomando, niente preamboli” e poi puntualmente c’è la persona che fa il preambolo, questo mi fa sorridere perché voglio vedere chi va a violare la regola… A proposito, secondo me Andrea Ventura (con i suoi preamboli) è già un motivo sufficiente per venire al NBC.»
«Non so se fosse lo scrittore Ignazio Silone che diceva che in fondo uno scrittore scrive sempre lo stesso libro. È anche bello ritrovare al NBC in chi legge a volte le stesse direttrici: questo l’ho notato anche su quello che scrivo io. Io penso che alla lunga i miei argomenti siano veramente pochi e quello che scrivo è in forme diverse, a volte in modo molto più comico, a volte più serio, a volte più superficiale, a volte più approfondito, è sempre alla fine la stessa cosa. Trascrivo spesso. Non vorrei, però siccome ho paura di perdere il cartaceo e mi dispiace perdere memoria dello scritto, allora comunque mi faccio una copia.»
«Il NBC è una comunità capace di salvaguardare la libera espressione di chi vi partecipa. Se ho un’aspettativa, qualcosa a cui ci tengo, questo è quello. È molto difficile secondo me rimanere vigili, al di là del NBC, c’è sempre una tendenza di piegare ai propri interessi, è nella natura umana una voglia di indirizzare gli interessi di chi ci è vicino, la condotta, il pensiero altrui… Questo secondo me si vede in tutte o molte le relazioni nella nostra vita, nel lavoro, negli amici, a volte nella famiglia. Ecco invece un gruppo che si dà delle regole, perché poi alla fine c’è sempre una certa liturgia nel fare, ma che all’interno di quelle regole riesce a mantenere la libertà espressiva e di espressione di chiunque attraverso accorgimenti molto semplici come quello del “non giudicare/non votare/non far competere le cose scritte” secondo me è quella la via giusta. Non c’è un metodo, la libertà si pratica e anche la salvaguardia della libertà si pratica.»
«Secondo me la scrittura è un pretesto, non perché voglia svilire il momento della scrittura che è l’oggetto di questi incontri, ma perché comunque la scrittura ti permette di esprimere la tua personalità e di farlo non nel chiuso di una cameretta o in un gruppo di persone che si conoscono da una vita e che sono disposte un po’ a tollerare tutte dalle altre persone vicine, ma da una comunità che ha proprio il rispetto dell’espressione della persona! Appunto questi accorgimenti, cioè le modalità con cui si tiene il NBC salvaguardano questa libertà. A differenza di tanti luoghi dove si enuncia una certa apertura, una certa capacità di aprirsi all’esterno poi in realtà sono comunità molto chiuse. Invece il NBC è una comunità veramente aperta. Insomma, io spero che cresca, ma non tanto che cresca, più che altro che faccia scuola, ma anche in altri settori.»
«Penso che certe esperienze si affermano perché c’è una certa cultura del rapporto con l’altra persona, e allora la scrittura diventa un momento di incontro, ma è un incontro perfettamente rispettoso dell’altra persona, anche quando a volte lo scritto di qualcuno può risultare molesto o a volte non proprio consono al proprio sentire. Comunque si tratta di una modalità in cui anche le cose non piacevoli che emergono dagli scritti vengono ovattate contestualizzate e ridotte appunto all’esperienza letteraria e poi c’è questa cosa della parità che è bellissima perché chiunque arriva scrive, legge, può scrivere quello che vuole, non è obbligato a seguire i temi… C’è una comunità a servizio di se stessa e del singolo, ed è meraviglioso secondo me questo.»
E voi? Quali sono le vostre passioni? Vi aspettiamo ai nostri incontri e alla prossima uscita di Volti per conoscerci meglio!
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